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03 Feb 2020

60 secondi per fare Touch Down

Passata la notte del Super Bowl disputato all’Hard Rock Stadium di Miami l’evento televisivo dell’anno negli Stati Uniti. Una partita grandiosa che ha visto i Kansas City Chiefs spuntarla sui San Francisco 49ers dopo cinquant’anni.

Ogni anno l’attesa per lo spettacolo di intervallo è altissima, quest’anno a calcare il palco Shakira e Jennifer Lopez, coreografie spettacolari, fuochi d’artificio e una punta di orgoglio latino. Due regine del palco che in venti minuti hanno fatto letteralmente esplodere lo stadio.

Altro tema che ci sta ancora più a cuore quando si parla di Super Bowl sono le pubblicità pagate cifre da capogiro. Spot esilaranti con grandi attori e citazioni come Bryan Cranson che reinterpreta Shining nella versione per la Mountain Drew, Maisie Williams (Arya Stark) che canta Let it Go a bordo di un’Audi, un divertente episodio di Rick e Morty targato Pringles passando per i molti volti noti che sono stati tirati in ballo per sponsorizzare macchine, bibite, telefonia, cibo, pure Facebook, Microsoft e Google hanno preso i loro 60 secondi con clip emozionali di contro Amazon nel suo spot da un taglio ironico alla domanda “come faceva il mondo andare avanti prima senza Alexa

La politica gioca un parallelo Super Bowl attraverso gli spot  nell’eterna lotta tra Democratici e Repubblicani. A suon di 60 secondi le due fazioni politiche si danno battaglia per muovere l’opinione pubblica.

Il democratico Michael Bloomer con una clip schierata contro la lobby della armi, lascia che sia solo la sua voce a parlare sul finale mentre il presidente degli stati uniti Donald Trump sottolinea come sia stato il Cambiamento che l’America voleva con foto che lo ritraggono.

Ebbene si non è solo una finale di campionato e un grande momento di orgoglio nazionale per gli Stati Uniti d’America ma sono solo 60 secondi per fare Touch Down e fare meta nel pubblico che era incollato davanti a maxi schermi, televisori, computer o i più fortunati nello Stadio.

pluralecom

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